Quotidianamente capita di dover affrontare delle situazioni che ci pongono innanzi a delle scelte. Ogni volta che operiamo un’azione di discernimento, andiamo inevitabilmente ad escludere tutte le possibilità che abbiamo messo da parte a favore della unica soluzione privilegiata.
Questo accade necessariamente anche quando siamo chiamati all’acquisto di una abitazione, alla sua ristrutturazione, o semplicemente al cambio di una parte o della totalità dei suoi complementi d’arredo.
Oggigiorno la fitta rete normativa delle discipline tecnico-edilizie e l’applicazione burocratica risultante, va a costituire una maglia molto rigida per la libertà di espressione e l’esercizio della nobile arte, un tempo chiamata: Architettura. Non meno vincolante risulta essere il condizionamento – più o meno conscio – attuato dal bombardamento mass-mediatico delle tendenze di mercato, che ciclicamente detta i parametri correnti del gusto e dello stile cosiddetto contemporaneo. Vi è una conseguenza ovvia sia della perdita inesorabile di individualità, sia di allontanamento dalle caratteristiche proprie del territorio e dalle tradizioni culturali che avevano sapientemente individuato delle espressioni risolutive di problematiche ambientali, climatiche e sociali collettive. L’invasiva “cosmopoliticizzazione” che viviamo entrando – per esempio – in un aeroporto, in una catena di ristoranti od in un centro commerciale, sta lentamente varcando le soglie delle nostre abitazioni, rendendoci si unificati al sistema ma sempre meno individui unici e caratteristici.
Il discernimento che siamo chiamati ad affrontare è ora il dilemma tra Personalità o Eleganza riconosciuta, dimenticando che quest’ultima non è altro che una personalità prodotta da altri.
Gli stessi spazi di vita, che chiamiamo ambienti domestici, puntano elegantemente verso un’individualità egoistica a discapito di una convivialità famigliare o di relazione sociale. Le mode vertono a definire esigenze personali o status soggettivi come espressione del lusso e dello stile, ma parametrati da immagini di “case cartolina”, da copie di riviste 3D, che mostrano ma non permettono il piacere e l’azione delle funzioni reali per il quale TUTTO è stato concepito.
Tra gli svariati modi che abbiamo per sfondare le gabbie di questo sistema chiuso, almeno tre sono in grado di determinare diverse variabili personali e distintive:
– la divisione degli spazi interni, sulla base di quali siano le funzioni che noi scegliamo di esercitarvi;
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– i materiali di rivestimento, che possono variare anche all’interno delle suddivisioni principali andando a delineare più funzioni e sottospazi;
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– le luci, fondamentali per esprimere le nostre sensazioni e le caratteristiche che intendiamo evidenziare.
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Ovviamente non esistono delle regole definite, perché diverrebbero a loro volta delle gabbie di eleganza oggettivamente imposta, ma l’etimologia della parola Casa quale luogo coperto e quindi riparo, ci può aiutare ad estendere questo ideale di protezione anche dalle convenzioni snaturate ed oggettive per un ritorno più naturale al luogo ed alla famiglia, intesa come prima cellula della società con tutte le possibili relazioni e scambi accrescitivi esercitabili al suo interno.
Si potrebbe realmente spostare lo sguardo da un’eleganza asettica verso una personalità distintiva, ma non fondata unicamente sull’Ego.
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