La Casa, che pone di per sé nella radice etimologica di “luogo al coperto”, tutta la propria essenzialità d’essere, è andata sempre più smarrendo i tratti cardini delle proprie origini in funzione di una ricerca convulsiva del lusso fine a sé stesso, con le fattezze di una domotica ed una tecnologia privativa delle funzioni umane, a favore della sola modernistica ostentazione. I presupposti storici erano già contemporanei ai patrizi romani, ove le Domus riecheggiavano innanzi alle più umili e popolari Insulae, andando ad ampliare non solo la distinzione dei regnanti – o di particolari classi di mestieri e sacerdotali – dal popolo, ma la stessa frammentazione dello spettro sociale quale modello distintivo.
A causa di una serie di condizioni culturali proiettate verso una maggiore multietnicità, e come conseguenza di sviluppi economico/sociali a carattere globale, oggi si avverte una sensibile inversione relativa a questa tendenza storica.
Il desiderio di riappropriazione degli spazi Domestici in favore della rinuncia nel ricercare esternamente l’appagamento dalle fatiche quotidiane, elimina la circoscrizione di un hobby – o personale passione – ad ambiti prettamente pubblici, sfondando così i confini casalinghi verso una compenetrazione esterno/interno, che si era vista attuare in precedenza unicamente in merito al tema della Natura.
Gli ambienti possono così divenire affini a rivestire i connotati dei desideri, andando a ricavare spazi – permanenti o mobili – con le caratteristiche delle nostre ricerche consumatesi anteriormente solo fuori le mura abitative. Non è necessario definire interi vani esclusivi ad una specifica funzione, ma trarre condizioni atte alla realizzazione dello scopo individuale. L’ambizione – o la necessità immateriale – di ottenere porzioni di ambienti, atti agli usi non prettamente legati al sostentamento familiare, pur non essendo tipico nella cultura occidentale è invece molto presente in altre tradizioni. Un esempio su tutti è l’inserimento dell’ambito religioso/spirituale in abitazioni di qualsiasi ceto sociale, dedicando uno spazio assimilato anche ad un unico tavolino o semplice mensola.
Quindi avremo, non più soltanto un luogo al coperto, un luogo asciutto dove coricarsi, un luogo ove cuocere il cibo, un luogo dove costituire una famiglia, un luogo eletto a stutus-simbol come rifugio dal consueto grigiore, ma bensì uno spazio realmente personale quale proiezione del nostro mondo interiore e del vero piacere; qualunque forma esso possa assumere per ognuno di noi.
“La casa è il vostro corpo più grande. Vive nel sole e si addormenta nella quiete della notte; e non è senza sogni.” (Kahlil Gibran)
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