Il concetto di Simbolo è legato storicamente “all’uso dell’antica Grecia, ove costituiva il mezzo di riconoscimento o di controllo che si otteneva spezzando irregolarmente in due parti un oggetto, in modo che il possessore di una delle due parti potesse farsi conoscere facendole combaciare.”
Questi ha poi assunto vari significati e valenze, in relazione all’ambito specifico ed al contesto sociale determinato, per arrivare ad essere definito da C. G. Jung come “portatore di un contenuto che non riesce ad essere espresso altrimenti.” “Il vero simbolo è sempre il frutto della cooperazione fra coscienza e inconscio. Esso riesce tra queste polarità, ad essere un trasformatore di energia che fornisce nuovo slancio vitale alla persona.” Sembrerebbe pertanto poter essere identificato quale, uno strumento che concede all’individuo la possibilità di percepire il rimando a qualcosa di diverso ed immateriale: un concetto, un’idea, una virtù, una sensazione, un’emozione o quello che lo stesso Jung ha poi descritto come “Archetipo”, cioè – semplificando molto e forse impropriamente – come un contenuto universale e primordiale sempre presente nell’uomo, anche se a livello inconscio.
Proprio grazie al suo carattere universale, il simbolo è stato nella storia sociale e dell’architettura – soprattutto in particolari periodi quale il medioevo – un eccezionale veicolo per la trasmissione di messaggi ed ideologie, a disposizione di tutti ma a reale appannaggio di pochi; ossia solo di coloro in grado di coglierlo, tradurlo e tramandarlo.
Nella società contemporanea, il valore del simbolo sembra essere divenuto piuttosto sbiadito perché sormontato da una realtà più forte e redditizia: la Simbologia. Pensiamo semplicemente alla digitazione di caratteri su una tastiera alfanumerica, con l’apparizione corrispettiva delle cosiddette emoticon; oppure alle icone pubblicitarie che immediatamente rimandano a loghi di società e multinazionali; o non ultima, l’appropriazione di antiche figure e sigilli, storpiati a piacimento da gruppi politici o religiosi, andandoli a tramutare in comuni marchi. Cerchiamo di cogliere la differenza sostanziale tra Simbolo ed Immagine, ove il primo trascende la propria forma o manifestazione fisica e comunica anche senza parole andandosi ad avvalere appunto delle seconde, trasmettendo in esse un contenuto “collettivo”. Questa mercificazione di concetti ha prodotto un effetto importante che definirei come, Perdita del Sacro. Pensiamo per esempio alla realizzazione di una Chiesa contemporanea; al di la delle diverse opere più o meno piacevoli, i caratteri che storicamente andavano a delinearne la collocazione, l’orientamento, la forma e lo sviluppo, tendavano ad una rappresentazione significativa propria del Culto che immortalavano ed inseguivano. Ora la costrizione di parametri urbanistici e burocratici, con la tendenza alla sola materializzazione del gusto nella forma e nei materiali, ha finito per menomare la ricerca del trascendente da una componente veicolare, sì terrena, ma in grado di fungere da contenitore di un sapere Archetipo – come detto da Jung – tramutando il tutto solo in un edificio. L’unico prestigio di un’architettura religiosa contemporanea è legata, in maniera univoca, al prestigio dell’architetto idealizzatore. Se prendiamo a paragone l’architettura cristiana classica, ove la forma del battistero, l’innalzamento della cupola, i gradini a delimitazione dell’altare e del leggio, il coro, le navate e la miriade di opere d’arte incommensurabili poste al suo interno, erano parte di un unico disegno gestito grazie a dei Simboli.
Ora, se a ciò che ci circonda e che smaniamo per possedere e realizzare, riuscissimo ad attribuire un valore simbolico, sviscerandone non solo il reale significato ma ben più importante ciò che per noi rappresenta e le emozioni che suscita, avremmo una chiave ulteriore per poter vivere in ambienti confortevoli e rigeneranti; non saremmo più infastiditi da una accozzaglia di colori ed oggetti ammassati a simboleggiare solo uno status, ma potremmo realmente progettare e gestire lo sviluppo dei nostri interessi e bisogni a pieno godimento degli spazi a disposizione. Quale portatore di un messaggio, il simbolo – seppur soggetto ad una singola ed interpretativa chiave di lettura – cela in sé l’opportunità di svelare una delle cose più importanti: quello che realmente stiamo inseguendo e perseguiamo costantemente. Sarebbe il crollo di anonime ed asettiche dimore e spazi di vita, ma soprattutto – ancora una volta – un ulteriore gradino verso l’Armonia.
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Fonti:
http://www.treccani.it/vocabolario/simbolo/
http://www.romapsicologo.it/simbolo_nella_concezione_di_carl_gustav_jung.html
Foto
https://federicotocilj.files.wordpress.com/2011/08/san_pietro_03.jpg