Quanto solitamente avviene all’interno di un piccolo territorio, dove l’architettura della Chiesa storica di paese lascia il passo ad una nuova realtà, maggiormente idonea per spazio e collocazione, può arrivare ad assumere i tratti di una vera innovazione culturale per l’intera Comunità dei fedeli. È questo il caso della città di Seveso, nella provincia di Monza e Brianza, dove ciò si è verificato per due frazioni dello stesso luogo.
Il Santuario di San Pietro Martire, edificato nel XIV secolo, ha visto il completamento del nuovo edificio di culto parrocchiale nel 1969, con i connotati caratteristici dell’irruente anticonformismo tipico del periodo storico, andando a segnare una profonda differenza sul piano artistico rispetto alla tradizione consolidata. Con lo stesso spirito, quasi 35 anni dopo, la Parrocchia della Beata Vergine Immacolata in Baruccana di Seveso con la Chiesa di San Clemente, sostituisce il nucleo formale del Santuario omonimo, di cui se ne trova traccia già nel 1615 presso gli archivi comunali
Le due nuove Costruzioni Religiose, seppur diverse per caratteristiche architettoniche e tipologie edificatorie, condividono molto dell’idea innovativa e simbolica di alcuni elementi centrali caratterizzanti il Culto e l’armonia dell’Ecclesia, permettendo di riportare immediatamente l’attenzione al motivo primo per il quale si è scelto di essere presenti in quel Luogo Sacro.
L’elemento principale è senz’altro l’interpretazione metaforica della Luce, gestendo sia la componente naturale sia artificiale, in un dialogo rivolto ai Fedeli durante le varie Celebrazioni Liturgiche. La predominanza della luce zenitale, trova pieno compimento in San Clemente, dove la trasposizione della navata centrale nella copertura lignea, inonda l’intera sala sottostante in un’ ipotetica linea continua: dal sorgere della Vera Luce all’altare, sino all’ingresso opposto volto ai Fedeli. La stessa continuità è garantita lateralmente da due aperture ininterrotte poste a partire dal piano di calpestio; tali aperture conferiscono anche un senso di leggerezza all’intera struttura, che appare fluttuare, incurante del pesante elemento lapideo. L’illuminazione artificiale è frutto del medesimo principio; pertanto a coronamento delle importanti vetrate trasparenti, si distacca dalle pareti per sporgere sin sopra i partecipanti, infondendo una corretta diffusione a suffragio dello spirito. La Chiesa di San Pietro Martire, abbandona anch’essa il prestigio delle vetrate a mosaico, con sfarzo di colori e forme, per tagliare verticalmente con sei profonde fenditure le pareti perimetrali in mattone faccia-vista. La suggestiva pianta ottagonale, ha posto esattamente al centro un lucernario artificiale (purtroppo incompiuto) che conferirebbe il carattere dovuto all’intero spazio ad unica navata. Anche qui le luci artificiali sono affidate unicamente a delle sospensioni, esattamente 12, poste in maniera concentrica sulle balze in cemento della copertura originaria.
Il secondo elemento peculiare risulta essere l’area nella quale insiste il Fonte Battesimale. Dobbiamo dimenticare la tipica vasca utilizzata per immersione od aspersione del capo; infatti qui acquisisce la più importante valenza simbolica dell’intero edificio, come emblema utilizzato per sottolineare con forza l’inizio del percorso Cristiano. Nella Parrocchia di Baruccana, il Battistero è l’unica concessione alla rigidità delle linee rette tipiche dell’intero edificio. Un volume ligneo cilindrico spiovente dall’alto sospeso sopra una perfetta mezza sfera marmorea: centro, in appoggio sulla pavimentazione di tre cerchi concentrici ed inscritto in quadrato centrale di nove piastrelloni anch’essi quadrati. Pertanto simbologia e numerologia biblica vengono a suffragio dell’elemento acqua Battesimale. Anche in San Pietro, materiali e valenze simboliche lo rendono unico: collocato non a ridosso delle pareti ma in una posizione distaccata ed equidistante tra l‘ingresso principale ed una delle entrate secondarie. La scultura di tre viandanti portatori di luce, è posta all’interno di un’importante vasca finemente sgrezzata, con recante l’iscrizione « Cristo è risorto. In queste acque muore il peccato e libero rinasce il popolo di Dio ad impegnative virtù. Cristo è risorto ».
Tutto, in queste opere, è a supporto di un’unica idea progettuale che sfrutta le forme ed i materiali per imprimere carattere al Logos. Ne è la riprova – in modalità diametralmente opposta – l’esposizione della Via Crucis e dell’arte musicale affidata all’esecuzione dell’organo. Le stazioni lignee in San Pietro e gli scintillanti elementi essenziali in San Clemente, denotano la sacralità del Percorso, affidandone la forza alla naturalità del materiale senza alcun trattamento cromatico od incisione superflua. Ove l’organo entra materialmente nella Sala, in San Clemente, con uno spazio visivo audace e caratteristico, dall’altra si sceglie una collocazione semiaperta a lato dell’altare in uno spazio esclusivo assegnatogli ma probabilmente incompiuto ed oggi non operativo.
Queste analogie affini garantiscono la condivisione dello stesso orizzonte architettonico sviluppato però non sotto lo stesso cielo, giacché “figli” diversi, per età ed estetica, di un’unica valenza simbolica e modernista.
Luogo: Seveso (MB)
Architetti: Camillo Fari (Parrocchia San Pietro Martire)
Vittorio Gregotti (Parrocchia Baruccana di Seveso)
Testo: arch. Oscar Mauri
Foto: Davide Moreschi – che particolarmente Ringrazio! –
Pubblicazioni: http://www.artesacracontemporanea.it/
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Ringrazio la Redazione tutta per la pubblicazione:
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